VENEZIA – (A.Pe.) L’ultima foto su Instagram è datata 20 settembre e la ritrae sdraiata a bordo piscina, abito nude look e tacchi a spillo, borsetta griffata e posa languida.
L’ultimo post prima dello sbarco e soprattutto delle manette: mercoledì della scorsa settimana Kiran Matharoo è stata arrestata all’aeroporto Marco Polo di Venezia, in esecuzione di un mandato di cattura internazionale, spiccato nei confronti suoi e della sorella Jyoti, «le Kardashian indo-canadesi».
Procaci ed esibizioniste, nonché socialite quanto basta per venire accostate alla celebre famiglia armeno-statunitense, le due sono protagoniste di un intrigo intercontinentale imperniato su un maxi-ricatto a luci rosse.
LE ACCUSE
Fa dunque clamorosamente tappa in Veneto una vicenda che lo scorso anno aveva compiuto il giro del mondo. Verso la fine di dicembre, infatti, Kiran e Jyoti erano state incarcerate in Nigeria, con l’accusa di aver minacciato tramite filmati hard ben 274 uomini con cui sarebbero andate a letto: se le vittime non avessero pagato ingenti somme di denaro, quelle notti bollenti sarebbero state rese pubbliche su un sito web. Nel mirino sarebbe finito anche il petroliere Femi Otedola, la cui ricchezza è stimata in 1,8 miliardi di dollari, che però le aveva inguaiate, denunciando tutto alla polizia. «Non siamo delle escort d’alto bordo, è tutto un complotto contro di noi», si erano difese le sorelle, che a Capodanno avevano ottenuto la libertà provvisoria, in attesa del processo fissato a Laos per il 26 gennaio.